PASSAGGIO A UN ALTRO MONDO – Terespol – Minsk, 17 maggio

Arrivo a Terespol, alla dogana tra la Polonia e la Bielorussia.

Mi avevano avvertito che ci sarebbe stato da aspettare, che normalmente le ore scorrono prima di poter attraversare il confine. Infatti a aspettarmi trovo una colonna di auto e camion, ma con la moto posso andare avanti, superare un po’ e allora mi dirigo verso l’addetto che mi fa segno di accostare a destra e mi chiede il passaporto.

Glielo consegno obbediente e lui sparisce. Eseguito il controllo della persona, la procedura prevede che si passi a una vera e propria intervista; forse l’unica cosa che non mi chiede è il numero di scarpe.

In realtà la parte più difficile arriva adesso: burocrazia, formulari da compilare solo in cirillico, lingua che non mastico assolutamente. Si comincia con le dichiarazioni doganali per passare  all’importazione provvisoria della moto in territorio bielorusso.

Lì faccio appello a tutte le possibilità che mi offre la tecnologia! Google Translator: se non conosci la lingua non c’è di più.

Faccio la foto al documento e Google me lo traduce tutto frammentato – e incomprensibile. Attivo l’intelligenza artificiale, che pare non conoscere la lingua.

Va bene, inspiro profondamente e mi guardo attorno. Si avvicina un motociclista al quale ovviamente sorrido; chiede se mi può aiutare. Gli spiego la situazione e si attiva: si chiama Antony, è di Brest, la prima cittadina entrando in Bielorussia, e parla perfettamente l’inglese oltre ovviamente la lingua locale e l’alfabeto cirillico.

Mi spiega tutte le voci dei moduli che mi sono stati consegnati, li compila per me traducendo le risposte che gli do. Lo ringrazio. Proseguiamo fianco a fianco l’intera procedura di passaggio della frontiera, fino all’ultimo controllo: il passaggio con la moto ai raggi X.

Per fortuna ne siamo stati esonerati.

Dopo quattro ore e mezzo la procedura finisce, ma per sicurezza, Antony aveva chiamato un suo amico a Brest, che mi facesse da riferimento in caso ci avessero separati. A questo punto dovevo ringraziarlo e così scappa l’invito a pranzo a Brest, dall’amico di Antony. Non potevo certo esimermi dopo che mi aveva assistito anche lui “da remoto” da quattro ore.

La fratellanza tra motociclisti non è solo proforma, ma qualcosa di reale: se da motociclista finisci all’inferno, ci sarà sempre qualcuno che viene a tirarti fuori… magari guidando una moto!

E così a Brest trovo a aspettarmi l’amico di Antony e una bella bistecca impanata! Saluto la famiglia, ovviamente tutti motociclistici anche loro, e via di nuovo in partenza, con sei ore di ritardo sulla mia tabella di marcia.

La direzione adesso è Minsk.

Circa 25 km prima di arrivare a Minsk, capitale della Bielorussia, devo fare rifornimento e mi fermo a una stazione di servizio. Provo le pompe, ma non funzionano. Entro dal benzinaio, ma nessuno parla inglese, non accettano złoty, la moneta polacca, e nemmeno euro. Bene, sono bloccato qui  anche perché tutte le carte di credito europee sono state staccate dal circuito. Inzuppato di pioggia e infreddolito, anche le imprecazioni si erano anestetizzate. Penso di chiedere dov’è la toilette per trascorrere la notte.

Ma si avvicina un signore con la moglie e una bambina e mi chiede quale sia il problema, in inglese. Gli spiego e mi chiede di quanta benzina avessi bisogno.

“Mi bastano 10 litri!”

Il signore mi manda a fare benzina e miracolosamente la pompa sputa questi 10 litri. Allorché rientro e voglio dargli almeno 20 euro, perché era ovvio che aveva pagato lui per me! 

Niente da fare, mi augura buon viaggio, mi raccomanda di stare attento perché nel frattempo la pioggia è aumentata.

Ringrazio e mi rendo conto che nonostante abbia tutto in tasca per pagare, il tutto non basta.

Con questi pensieri in testa riprendo la strada e mi scappa da ridere a pensare alla gente che ho conosciuto che si sente dei piccoli padreterni.

 

Continuando a guidare verso Minsk, noto un paio di fari dietro di me: una vettura sta copiando la mia andatura. Accelero io e accelera lei, decelero io e decelera lei. La pioggia aumenta e anche correndo a 70 km/h faccio fatica a distinguere la striscia bianca della fine della carreggiata. Scorgo un’area di sosta, e mi faccio coraggio: mi fermo e voglio vedere se si ferma anche questa macchina.

Come previsto, metto la freccia e mi segue; si ferma ad una decina di metri da me, penso al peggio. Poi vedo un uomo nel cono di luce dei suoi fari, mi si avvicina: riconosco il signore che mi ha pagato il carburante pochi chilometri fa. Mi cade una pietra dallo stomaco. Mi chiede se ho ancora molta strada da fare perché lui e sua moglie avevano deciso di seguirmi: una specie di scorta di sicurezza visto il maltempo. Gli mostro dal navigatore che mi mancano appena 17 km, mi chiede più volte se me la sento; gli dico di sì. Ringrazio e lo abbraccio. Penso sia la prima volta che ho abbracciato qualcuno di perfettamente sconosciuto, sentendo una fortissima empatia.

Via, ognuno per la sua strada.

Arrivo a Minsk, capitale della Bielorussia, che è sera tardi e piove ancora. Sembra quasi che la nuvoletta della pioggia stia viaggiando sopra la mia testa da un po’.

Prendo in consegna la mia camera, che poi è un bungalow.

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Ci scusiamo per il ritardo sugli aggiornamenti di viaggio, dovuti a causa di problemi tecnici e soprattutto ai blocchi alle applicazioni internet in Bielorussia e Russia.

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